La libertà negli occhi e il coraggio della pittura
Giorgio Seveso
Sono passati settantacinque anni dal 25 aprile del 1945 ma – pure se gli uomini e le cose possono invecchiare, trasformarsi, cambiare fino a essere talvolta irriconoscibili – i sentimenti e le idee che culminarono in quel giorno di Liberazione sono ancora freschi e ben vivi nel tessuto stesso del nostro quotidiano.
O, almeno, dovrebbero esserlo, perché è ben vero che esistono nella società di oggi anche tendenze negative, posizioni di revisione e di omologazione, rigurgiti che tendono a fare di ogni erba un fascio, a confondere valori e principi, a svuotare di senso quella spinta libertaria e democratica che si riassunse limpidamente nella Resistenza e nella Liberazione.
E dunque ricordare questo anniversario con le suggestioni dell’arte, attraverso lo sguardo profondo e intenso di un gruppo di poeti dell’immagine quali erano i pittori che ne sono gli autori – artisti ben noti e anche qualcuno meno conosciuto ma, tutti, sinceramente impegnati a interpretare appassionatamente l’epopea della realtà esistenziale, politica, umana che stavano vivendo – significa riportare d’attualità, senza retorica né reticenze, le passioni e le emozioni di quel momento fondativo, significa ribadirne la verità e la sostanza umana.
Ma questa raccolta di disegni rappresenta anche una occasione culturale e artistica eccezionale e per molti versi unica.
Da un lato perché pochissime volte dalla fine della guerra queste rare immagini hanno avuto l’opportunità di uscire da una dimensione privata, e oggi finalmente tornano a incontrare il pubblico. Dall’altro, perché si tratta di una testimonianza straordinaria e intensa, davvero unica per la sua qualità espressiva, che ci parla con vivezza di un momento drammatico e cruciale della nostra storia recente: storia di popolo e di persone, di drammi e di aneliti, di lotte e di eroismi da cui sono nati i valori di democrazia, di libertà e di giustizia sui quali si fonda oggi il nostro presente.
Sono disegni eseguiti pressoché dal vivo, nel fuoco della lotta, sotto lo stimolo diretto degli avvenimenti. Oppure realizzati qualche tempo dopo, ancora sull’onda delle emozioni e nel fervore dell’impegno per mantenere viva la tensione liberatrice e di ricostruzione democratica. Per questo sono fogli di una rara concisione espressiva, che ancora scuotono e commuovono per la loro efficacia suggestiva.
Espressioni d’arte in presa diretta, che hanno il valore di una cronaca coraggiosa, emozionata, solidale della vicenda tormentosa da cui sono nate la nostra Repubblica e la nostra democrazia.
Partigiani, gappisti, tedeschi e repubblichini, bombardamenti e combattimenti, torture, fucilazioni e impiccagioni, eroismi e vigliaccherie, dolore ed esaltazione… ogni momento di quella vicenda trova qui una interpretazione straordinariamente vivida e lirica, una rapida “impressione” d’artista che ne fissa per sempre il valore umano nel suo contenuto di testimonianza e di memoria.
Questi disegni sono arrivati fino a noi grazie a Mario De Micheli che, tra il 1945 e gli anni cinquanta ne ha raccolto un numero considerevole da un gruppo di pittori e scultori suoi amici, scelti tra i maggiori artisti italiani di ispirazione democratica attivi in quegli anni.
Grande storico e critico d’arte scomparso nel 2004, Mario De Micheli era nato a Genova nel 1914, ma da sempre ha lavorato a Milano dove ha partecipato al movimento culturale e artistico di “Corrente” e dove, nel dopoguerra, dopo la Resistenza e il carcere, era diventato con i suoi articoli, i suoi libri e le sue iniziative un sicuro punto di riferimento per la cultura figurativa italiana, critico puntuale e impegnato nel divulgare, nel chiarire, nell’indagare le ragioni e le contraddizioni dell’arte contemporanea nelle sue relazioni con le circostanze del presente.
Nel corso della storia dell’umanità non sono poche le occasioni in cui proprio gli artisti con i loro lavori sono stati testimoni preziosi, “sismografi” dei moti e delle contraddizioni che agitano le società nel loro divenire. E anche questa mostra, con la specificità delle sue articolazioni di stili e linguaggi grafici, rappresenta un momento di questo rapporto tra la sensibilità degli artisti e le vicende della storia in atto.
Dunque, non c’era modo migliore per ricordare l’importanza civile e storica di questo settantacinquesimo anniversario del 25 aprile che farlo senza essere retorici, e di farlo con l’arte degli artisti che la Liberazione l’avevano voluta e realizzata.