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La sezione anticipa ciò che vedrete in mostra, senza svelarlo completamente. In alcuni casi troverete le trame degli eventi e i racconti delle persone che stanno dietro le immagini.

Immagini aggrega, su base tematica, tre gruppi di materiali autonomi e indipendenti tra di loro:
pannelli realizzati nel 1946 per una mostra da svolgersi a Bordeaux; disegni della collezione di Mario De Micheli; fotografie e documenti tratti dall’archivio dell’Istituto Parri.

Abbiamo voluto mettere in relazione oggetti prodotti in contesti distinti, per scopi differenti, contraddistinti da linguaggi specifici. Opere d’arte e fonti storiche, insieme.

L’integrazione tra gli elementi ha portato alle dieci sezioni tematiche che proponiamo.
Dieci aspetti della lotta di liberazione, visti prevalentemente da Milano. Niente di più.

Ciascuna sezione è composta da un pannello, un disegno, qualche documento d’archivio. Ai più curiosi abbiamo dedicato dei percorsi, per approfondire i temi trattati e – chissà – scoprire cose nuove.

01. vita partigiana

02. le donne

03. allarme aereo

04. le fabbriche

05. nazisti e fascisti

06. campi di concentramento

07. le torture e i morti

08. la pietà

09. mussolini

10. la liberazione

I pannelli della mostra di Bordeaux
Adolfo Mignemi e Gabriella Solaro

Rappresentare la Resistenza nei mesi immediatamente successivi alla Liberazione significava tradurre in immagini un’azione clandestina, scarsamente documentata per ovvie ragioni di sicurezza. Significava inoltre sintetizzare una ricostruzione dei fatti, per la frammentarietà di memorie non ancora organizzate e formalizzate.

Significava quindi, da un lato contrastare l’informazione fornita dai giornali fascisti – l’unica esistente – e dall’altro avviare la ricostruzione di fatti spesso trasmessi attraverso il passa parola di chi non fu diretto protagonista degli eventi.

La difficoltà di trasferire questa immagine all’estero era anche maggiore, a causa dei contrasti in essere con la Jugoslavia e con la Francia sulle responsabilità dell’Italia fascista prima e circa le dispute sui confini poi. L’immagine divulgata dagli Alleati della Resistenza italiana rifletteva inoltre quella dipinta dai comandi militari: le formazioni partigiane erano mostrate come gruppi di complemento dei loro eserciti.

Trasformare questa immagine esigeva l’elaborazione di una rilettura degli ultimi decenni di storia italiana che evidenziasse, accanto all’Italia fascista, anche la presenza di un movimento antifascista – forse minoritario ma con radici assai profonde nel popolo. Si voleva evidenziare che in Italia l’antifascismo nacque assieme al fascismo nel primo dopoguerra e che il prezzo pagato è stato alto anche per il popolo italiano.

Allo scopo di formulare una comunicazione capace di trasmettere questi significati, furono organizzate mostre documentarie sin dalle prime settimane successive al 25 aprile. Alla loro realizzazione si dedicarono tecnici esperti che avevano sviluppato un’attenta riflessione sulle potenzialità informative delle esposizioni temporanee. Strumenti, del resto, cui il fascismo aveva fatto ampio ricorso.

E’ a questo gruppo di artisti, grafici ed architetti che si deve la grande stagione delle mostre dedicate alla Resistenza e alla ricostruzione: allestimenti realizzati a partire dall’estate 1945 sino a tutto il 1946 – protratti poi in riallestimenti successivi sino al 1949.

La Mostra della liberazione, allestita all’Arengario di Milano, è inaugurata il 7 luglio 1945. Promossa da l’Unità, viene organizzata da Mario De Micheli, Duilio Morosini, Gabriele Mucchi, Albe e Lica Steiner, Luigi Veronesi. L’allestimento, assai semplice, è realizzato con tubi forniti dalla Innocenti; la documentazione è consistente, i pannelli in italiano e in inglese. Una sezione dell’esposizione ospita opere di G. Aimone, R. Birolli, B. Cassinari, R. Guttuso, G. Migneco, E. Morlotti, G. Mucchi, G. Omiccioli, A. Sassu, F. Tomea, E. Treccani.

Nei mesi successivi sono allestite la Mostra artistica documentaria partigiana (Torino, 4-14 ago. 1945); la Mostra della ricostruzione (Milano, in occasione del I congresso dei Cln dell’Alta Italia, set. 1945); la Mostra del risorgimento ossolano (a un anno dalla Repubblica partigiana, set. 1945); la Mostra della resistenza in Piemonte (28 apr. 1946, poi esposta a Grenoble e a Nizza); la Mostra dell’esercito (Torino, 25 ago. 1946).

Tre allestimenti risultano, per motivi diversi, casi specifici: la Mostra del partigiano italiano di Amsterdam (2 mar. 1946) in quanto allestita in autonomia su iniziativa di emigrati riuniti nel locale Circolo ricreativo italiano. La monumentale Exposition de la résistance italienne di Parigi (14-26 giu. 1946), per il motivo opposto: la richiesta di allestimento giunge direttamente dalle autorità francesi. Infine la Mostra di Bordeaux in quanto, prevista per il dicembre 1946, non ha semplicemente luogo. I pannelli realizzati per quest’ultimo allestimento, parte del fondo CVL, sono conservati all’Istituto nazionale: ve ne mostriamo una selezione in queste pagine.

Per la realizzazione delle mostre citate si crea quello che possiamo definire un laboratorio carico di entusiasmo, gioia di vivere e della vitalità giovanile di intellettuali quali – tra gli altri – Ludovico Belgioioso, Mario De Micheli, Eugenio Gentili Tedeschi, Gabriele Mucchi, Remo Muratore, Italo Pietra, Albe e Lica Steiner, Guido Veneziani, Elio Vittorini.

Tale laboratorio, da un lato definisce l’immagine visiva della Resistenza che verrà come tale riproposta per numerosi decenni, dall’altro costituisce un’esperienza di raccolta della documentazione della lotta partigiana che, a sua volta, consentirà la costituzione e la nascita degli archivi storici della Resistenza a partire da Torino (1945), Genova (1947) e poi a Milano dove nel 1949 è costituito su iniziativa di Ferruccio Parri l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

Guarda tutti i pannelli della mostra

Disegni, artisti, resistenze
Francesca Pensa

I disegni che saranno presentati nell’esposizione che celebra i 75 anni della Liberazione provengono dal fondo costituito da Mario De Micheli e dedicato al tema della Resistenza; la collezione completa conta anche altri lavori di simili soggetto e uguale tecnica e trova corrispondenza in un’altra serie di opere grafiche, della medesima provenienza, oggi conservata al Museo della Permanente di Milano.

E’ ipotizzabile che tutto questo articolato insieme di testimonianze artistiche sia stato raccolto dal celebre critico d’arte non in un tempo unico, forse anche grazie a omaggi e regali che vari artisti fecero all’intellettuale col quale condividevano idee e convinzioni politiche. Mario De Micheli, il cui nome, insieme a quello della moglie Ada, è segnato sul Muro del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, partecipò in modo diretto alla lotta contro il nazifascismo, aiutando, nella sua casa di Sormano in provincia di Como dove era sfollato negli anni della guerra, ebrei e rifugiati politici a raggiungere la Svizzera. Arrestato, riuscì a sottrarsi alle accuse, peraltro innescate dalla traduzione trovata sulla sua scrivania di una parte del poema Marcia Trionfale – Coriolano di T. S. Eliot, nella quale era riportato un lungo elenco armi di ogni tipo, interpretato dalla polizia fascista come prova del suo aiuto alla lotta partigiana.

I disegni dedicati alla Resistenza erano dunque per De Micheli non solo una collezione di opere d’arte, ma un insieme di immagini nelle quali riconoscere se stesso, la propria storia e quella di chi aveva condiviso con lui quel tratto di vita nello stesso ideale di ribellione alla dittatura e di ricerca della libertà.

E infatti ciò che più impressiona di questa raccolta è soprattutto la sua cronologia, che, tranne in pochi casi, occupa gli anni della guerra e della lotta partigiana ovvero quelli che vanno dal 1942 al 1945. Si tratta infatti di disegni “fatti nell’illegalità”, come definiva le proprie opere di quello stesso tempo l’indomabile antifascista Giandante X; inizialmente concepiti come strumento per fermare sulla carta un’idea scaturita da uno sguardo, si sono trasformati in testimonianze storiche, raccontando tante vicende di quel periodo ma anche lo stato d’animo dei loro autori, da intendere non solo come condizione emotiva ma anche come profonda partecipazione esistenziale ed etica al progetto di rivolta contro il fascismo.

Il carattere particolare di questi lavori venne del resto colto con precisione dallo stesso De Micheli, che, nella presentazione della raccolta in una mostra tenuta alla Galleria La melagrana di Milano nel 1970, così scriveva nel catalogo: “Molti artisti avvertirono chiaramente che era in gioco qualcosa di più di una semplice innovazione del linguaggio. Avvertivano cioè che tutto l’uomo era in gioco, non soltanto il ribaltamento di un piano o il mutamento di un gusto. La Resistenza chiamava l’artista a trasformare se stesso e a trasformare di conseguenza la sua arte.”

Istantanee della Liberazione.
Documenti e immagini (reloaded) dall’Istituto Parri

Andrea Torre

L’Istituto nazionale Ferruccio Parri fu costituito nel 1949 con lo scopo primario di conservare le carte e i documenti prodotti dal movimento partigiano. La denominazione originale esprimeva, di fatto, questa funzione: era “Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia”.
Un ente “per la storia”, dunque. Una frase di Parri – promotore della struttura – illustra chiaramente il significato della preposizione “per”: in una lezione del 1960 afferma che in Istituto “non si fa ancora la storia, ma la si prepara”. L’Istituto nasce quindi per adempiere al compito di “salvaguardare la documentazione per il domani”.


L’Istituto conserva da sempre alcuni tra gli archivi più importanti e più rappresentativi della Resistenza italiana: agli archivi dei CLN dell’Alta Italia, di Lombardia, e della Città di Milano si è unito nel 1952 quello del Corpo Volontari della Libertà. E poi fondi di brigate, persone, associazioni, enti… insomma, sono 600 metri lineari che crescono, anno dopo anno.

Per il 75° della Liberazione abbiamo pensato di mettere a disposizione del pubblico una piccola selezione dei materiali più significativi, più curiosi e più accattivanti: istantanee di un matrimonio partigiano celebrato alla macchia, volantini manoscritti dei Gruppi di Difesa della Donna, fotografie scattate clandestinamente da un IMI in un campo di internamento, nazisti sconfitti per le vie di Milano, la vicenda dell’ultimo documento di Mussolini.

Ove possibile, siamo partiti da un’immagine o da un documento per raccontare una storia: abbiamo cercato di svelarla passo dopo passo, accompagnandovi attraverso fonti e strumenti disponibili in rete – tanto interessanti quanto poco conosciuti.

Alcune di queste storie sono emerse nel corso delle ricerche: da una foto è affiorata una cinepresa, da un’altra abbiamo ricostruito la vicenda della bandiera del CVL; un fotogramma scovato a Washington riassume il caos dei giorni della Liberazione in città.

Per realizzare questo piccolo strumento – nell’impossibilità di accedere ai volumi della biblioteca e agli stessi documenti dell’archivio – abbiamo fatto riferimento all’esistente. Un ringraziamento alle tante istituzioni che ci hanno aiutato; un altro ai tanti amici che, disinteressatamente, hanno fornito materiali e sostenuto il progetto, l’ultimo a quanti – descrivendo i fondi archivistici nel corso del tempo – hanno reso possibile lavorare da remoto in questi giorni difficili.